Depressioni doppie o crateri estesi sulle pianure del Nord
NASA/JPL-Caltech/UArizona
Depressioni doppie o crateri estesi sulle pianure del Nord
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Questa immagine ritrae una parte delle vaste pianure settentrionali di Marte, in una regione chiamata Utopia Planitia.

L’immagine mostra un gruppo di depressioni poco profonde, che in realtà sono doppie depressioni. Osserviamo una depressione interna di forma quasi circolare circondata da un’altra depressione esterna semicircolare. Il Sole si trova a sud-ovest.

Come si sono formate queste doppie depressioni? Una ipotesi è che le depressioni interne sono crateri da impatto, probabilmente crateri secondari creati dalla ricaduta del materiale espulso durante la creazione di un cratere molto più grande. Le regioni alle alte latitudini di Marte sono note per essere ricche di ghiaccio d'acqua al di sotto dello strato superficiale. Lo strato superficiale protegge il ghiaccio, che altrimenti sublimerebbe scomparendo del tutto.

Che cosa succede dopo che un evento da impatto disturba lo strato superficiale scoprendo il ghiaccio sottostante? Il ghiaccio sublima. Se il ghiaccio occupa una buona parte del substrato è inevitabile un collasso del terreno. Probabilmente la sublimazione erode poco a poco il ghiaccio nel substrato che circonda ogni cratere da impatto creando così queste depressioni doppie o "crateri estesi".

Traduzione: Pasquale Sciarretta


 
Data di acquisizione
08 settembre 2012

Ora su Marte
3:26 PM

Latitudine (centrata)
52.7°

Longitudine (Est)
216.3°

Altitudine della sonda
309.7 km

Scala originale dell’immagine
di 31.0 cm/pixel (con 1 x 1 binning) a 62.0 cm/pixel (con 2 x 2 binning)

Scala dell’immagine proiettata:
25 cm/pixel

Immagine proiettata
Equirettangolare (e il nord è su)

Angolo di emissione
8.7°

Angolo di fase
56.0°

Angolo di incidenza del Sole
64°, e il Sole è localizzato 26° sopra l’orizzonte

Longitudine solare
168.5°, estate settentrionale

JPEG
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Addenda
Il Jet Propulsion Laboratory della NASA dirige la sonda MRO. La fotocamera fu costruita da Ball Aerospace & Techologies Corp., e il suo progetto è realizzato dall’Università dell’Arizona.